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Come comportarsi se una persona cara rifiuta di andare dallo psicologo

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Il rifiuto di un aiuto psicologico

Può essere capitato anche a te: un familiare, un caro amico, un conoscente ha un problema interiore che, per tutta una serie di ragioni, non può essere risolto semplicemente parlandone. C’è bisogno dell’aiuto di un professionista.

Affrontare il rifiuto di un aiuto psicologico da parte di una persona cara può essere frustrante e doloroso. È importante capire che questa resistenza può avere diverse cause. In effetti, più della metà delle persone con un disturbo mentale non riceve alcun tipo di trattamento, spesso perché evita o ritarda il momento di chiedere aiuto per timore di essere trattata in modo diverso o giudicata negativamente.

Lo stigma legato alla salute mentale è ancora forte: molti hanno paura di essere etichettati come “deboli” o “pazzi”, provano vergogna ad ammettere di stare male o credono di dovercela fare da soli senza aiuto esterno. Altri potrebbero mostrare sfiducia verso gli psicologi o la terapia, magari a causa di esperienze negative passate o convinzioni che la psicoterapia “non funzioni”. In alcuni casi, dietro al rifiuto c’è la paura di confrontarsi con emozioni dolorose o traumi del passato, oppure una mancanza di consapevolezza del proprio malessere. Comprendere le ragioni profonde di questa resistenza è il primo passo per poter aiutare chi amiamo, senza giudizio e con maggiore empatia.

come convincere qualcuno ad andare psicologo

Ascoltare senza giudicare

Un atteggiamento di ascolto empatico, senza giudizio, è fondamentale quando si affronta questo tema. Se si spinge troppo o si insiste in modo brusco, la persona potrebbe chiudersi ancora di più. Meglio invece farla sentire compresa e mai criticata. Evita frasi che minimizzano il suo stato (“sono solo momenti, passerà”) o che lo colpevolizzano. Ascolta davvero quello che ha da dire, mostrando comprensione per ciò che sente. Fai domande aperte e lasciale spazio di esprimersi ai suoi tempi, senza incalzarla con consigli non richiesti. È importante resistere all’impulso di “aggiustare” subito le cose o di dare soluzioni affrettate: spesso chi soffre ha prima di tutto bisogno di sentirsi capito. Crea quindi un clima di fiducia in cui possa parlare liberamente, sapendo di non essere giudicato. Non forzarlo ad andare in terapia o ad affrontare argomenti che non se la sente di condividere: forzare la mano può farlo arretrare ancora di più. Mostrandoti disponibile ad ascoltare, con pazienza e senza fretta, getti le basi per un dialogo sincero e aperto.

Riconoscere i segnali di disagio

Spesso la persona in difficoltà nega di star male, ma il suo comportamento o il suo linguaggio del corpo possono raccontare un’altra storia. Familiari, amici o partner attenti possono cogliere segnali di sofferenza psicologica anche quando l’altro dice “va tutto bene”. Ecco alcuni indizi da tenere d’occhio:

  • Perdita di interesse per attività e hobby che prima erano fonte di piacere
  • Atteggiamento costantemente triste, abbattuto o senza speranza nel futuro
  • Cambiamenti nel sonno (insonnia oppure dormire molto più del solito) e nell’appetito (mangiare troppo o troppo poco)
  • Fatica e mancanza di energia persistenti, anche senza sforzi fisici significativi
  • Difficoltà di concentrazione e scarsa lucidità nel portare a termine le normali attività quotidiane

Altri segnali possono includere una marcata irritabilità o sbalzi d’umore, tendenza all’isolamento sociale (evitare amici e familiari, chiudersi in se stessi) o espressioni di autosvalutazione (“non servo a niente”, “sono un peso per tutti”). Se noti diversi di questi cambiamenti nel tuo caro e persistono per settimane, probabilmente sta attraversando un forte disagio. Spesso è proprio chi gli vive accanto a rendersi conto per primo della situazione e a capire che serve aiuto, anche quando la persona interessata non riconosce di star male o fatica ad ammetterlo. Osservare e riconoscere questi segnali ti permette di intervenire con maggiore sensibilità, anche quando lui/lei nega il problema.

quanto costa andare dallo psicologo

Proporre alternative

Quando il classico invito “dovresti parlare con uno psicologo” non viene accolto, può essere utile suggerire approcci alternativi più graduali, che risultino meno spaventosi o impegnativi. Ecco alcune idee pratiche che potresti proporre:

  • Gruppi di supporto tra pari: partecipare a un gruppo (magari anonimo o guidato da associazioni) dove ci si confronta con altre persone che vivono esperienze simili. Sapere di non essere soli può aiutare, e spesso i gruppi di auto-aiuto sono meno intimidatori di una terapia individuale. Anche autorevoli fonti psicologiche consigliano di sfruttare risorse come i gruppi di supporto per chi esita a chiedere aiuto professionale.
  • Informazione e sensibilizzazione: suggerisci letture (libri, articoli affidabili) o video divulgativi sulla salute mentale. Ad esempio, potreste guardare insieme il talk di un esperto o la testimonianza di qualcuno che racconta come la terapia gli abbia migliorato la vita. Capire meglio cosa sta passando e vedere che altre persone ne sono uscite può ridurre paura e pregiudizi.
  • Contenuti sui social media: oggi molti psicologi e divulgatori parlano di benessere mentale su piattaforme come YouTube, Instagram o podcast in modo accessibile. Seguire qualche pagina o canale dedicato alla salute mentale potrebbe aiutare la persona cara ad abituarsi all’idea della psicoterapia e a vederla sotto una luce più normale e positiva, il tutto in un contesto informale e senza sentirsi osservata.
  • Supporto online o via chat: se il faccia a faccia lo intimorisce, valuta opzioni più anonime. Esistono servizi di chat, email o linee telefoniche di supporto psicologico (spesso gestiti da enti affidabili) dove può confrontarsi con un professionista senza esporsi troppo. In alternativa, si può proporre la teleterapia (consulenze online): alcune persone si sentono più a loro agio a parlare con uno psicologo tramite una videochiamata da casa propria. Sapere di poter interrompere il collegamento in qualsiasi momento dà un maggiore senso di controllo.
  • Primo colloquio di prova: incoraggialo a fare solo un incontro iniziale, senza impegno a proseguire. Molti terapeuti offrono un primo colloquio informativo (anche gratuito) proprio per permettere alle persone di capire come funziona, fare domande e vedere se si trovano a loro agio. Una breve consultazione gratuita può ridurre l’incertezza su cosa aspettarsi e rendere più probabile che il tuo caro accetti di iniziare un percorso. Presentalo come un semplice “fare due chiacchiere” con un professionista, giusto per conoscere e informarsi, sottolineando che poi sarà libero di decidere il da farsi.

Quando proponi queste alternative, è importante farlo in modo delicato, senza dare ultimatum. Puoi dire ad esempio: “Capisco che l’idea dello psicologo ti mette a disagio; che ne dici se proviamo qualcos’altro, come [X]?”. L’obiettivo è offrire opportunità di aiuto senza far sentire obblighi, lasciando sempre a lui/lei il controllo sulla scelta.

Qual è la differenza tra supporto psicologico e psicoterapia

Molto spesso è l’ignoranza, la mancanza di informazioni precise a spaventare e tenere lontane le persone. Conoscere la differenza tra supporto psicologico e psicoterapia – che risiede nell’intensità, negli obiettivi e nella durata del percorso, è il primo passo.

Supporto psicologico

Si parla di supporto psicologico riferendoci a un intervento solitamente breve e focalizzato, mirato a sostenere la persona in un momento difficile o delicato della vita (ad esempio una perdita, stress lavorativo, crisi relazionale, o ansia temporanea). Non ha l’obiettivo di modificare strutture profonde della personalità o di trattare disturbi psicologici complessi, ma piuttosto di aiutare la persona a ritrovare equilibrio, chiarezza e risorse personali per affrontare una difficoltà momentanea.

  • Durata: generalmente limitata.
  • Metodi: ascolto empatico, sostegno emotivo, orientamento pratico, e facilitazione del problem-solving.
  • Professionisti: psicologi.

Psicoterapia

È un percorso strutturato e più profondo, che affronta problematiche psicologiche o emotive radicate, come disturbi d’ansia, depressione, traumi, fobie, difficoltà relazionali persistenti o comportamenti disfunzionali ripetuti. L’obiettivo della psicoterapia non è solo gestire una crisi, ma esplorare e modificare in profondità pensieri, emozioni e comportamenti disfunzionali, migliorando in modo significativo la qualità della vita della persona.

  • Durata: medio-lunga (settimane, mesi, a volte anni).
  • Metodi: colloquio terapeutico approfondito, tecniche specifiche a seconda della scuola terapeutica (es. cognitivo-comportamentale, psicodinamica, sistemico-relazionale, ecc.).
  • Professionisti: psicologi-psicoterapeuti, medici psicoterapeuti.

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Quando il rifiuto nasconde un trauma

In alcuni casi, un rifiuto ostinato di qualsiasi aiuto può essere il sintomo di una ferita profonda non risolta. Chi ha vissuto esperienze traumatiche o abusi (soprattutto se avvenuti in famiglia o ad opera di figure di riferimento) potrebbe aver sviluppato una forte diffidenza verso chiunque rappresenti un’autorità o offra aiuto. Per esempio, se in passato la persona è stata maltrattata o tradita proprio da qualcuno di cui si fidava, può temere che aprirsi con uno psicologo significhi esporsi di nuovo al dolore o al giudizio. In questi casi il senso di vulnerabilità è amplificato: parlare di certi traumi in terapia richiede di riviverli e questo fa paura. Il rifiuto diventa quindi un meccanismo di difesa, una maniera per tenere lontani ricordi ed emozioni troppo difficili. Inoltre, se la persona ha avuto esperienze negative precedenti con la terapia (ad esempio un percorso interrotto bruscamente o un terapeuta con cui non si è trovato bene), quel fallimento può aver lasciato sfiducia e timore di riprovarci. Riconoscere che dietro la resistenza potrebbe esserci un trauma aiuta ad approcciarsi con maggior tatto: in questi casi, più che mai, serve pazienza, rispetto e magari un coinvolgimento graduale di professionisti specializzati in approcci trauma-informed (sensibili al trauma). Mostrarsi comprensivi verso il suo dolore (es. “Immagino che tu abbia i tuoi motivi per essere diffidente, se vorrai io sono qui”) può pian piano sciogliere parte della paura, facendo capire al tuo caro che non deve affrontare quei fantasmi da solo.

Quanto costa andare dallo psicologo?

Alcune persone non prendono nemmeno in considerazione questo percorso di salute mentale, “perché si spende troppo”, dicono. Sono le stesse persone che magari ogni mese spendono centinaia di euro nella cura del proprio aspetto fisico esteriore, comprando vestiti e facendo trattamenti di bellezza.

Certo, anche la cura interiore ha un costo. Sicuramente esistono piattaforme di supporto psicologico gratuito messe a disposizione dalle istituzioni. Tuttavia la spesa relativa a queste cure è essa stessa parte del meccanismo di svolgimento del percorso, è garanzia rispetto all’impegno che il paziente si prende.

Il costo di una seduta con lo psicologo varia molto in base a diversi fattori, come la regione geografica, il tipo di intervento (supporto psicologico o psicoterapia), la durata della seduta, e il professionista scelto.

Ecco una panoramica media aggiornata per orientarti meglio:

Costo medio di una seduta con uno psicologo in Italia:

  • Supporto psicologico (seduta singola di 50-60 minuti):
    • Mediamente tra 50 e 70 euro
    • Può arrivare fino a 80-90 euro nelle grandi città (Milano, Roma, Torino, ecc.)
  • Psicoterapia (seduta singola di 50-60 minuti):
    • Mediamente tra 60 e 100 euro
    • Nelle grandi città, o con terapeuti di fama o molto esperti, può arrivare anche fino a 120-150 euro a seduta.

Fattori che influenzano il prezzo:

  • Città e regione: al Nord e nelle grandi città i prezzi tendono a essere più alti rispetto al Sud o in provincia.
  • Esperienza e specializzazione dello psicologo: psicoterapeuti esperti, specializzati in particolari problematiche, generalmente applicano tariffe più alte.
  • Contesto (privato o pubblico):
    • Nel sistema pubblico (ASL, consultori) o presso associazioni e cooperative sociali, il servizio può essere gratuito o con ticket (10-30 euro).
    • Presso studi privati o cliniche private, il costo è più elevato.

Tariffe indicative per alcune modalità specifiche:

  • Consulenza online: da 40 a 80 euro circa per seduta.
  • Sedute di coppia o familiari: da 80 a 130 euro circa, data la durata e complessità maggiore.
  • Percorsi brevi o pacchetti scontati: alcuni professionisti offrono sconti se prenoti pacchetti da 5-10 sedute (es. da 250 a 500 euro totali).

Come risparmiare:

  • Informati presso le ASL locali (Servizio sanitario pubblico), che offrono percorsi psicologici gratuiti o a tariffa ridotta.
  • Considera associazioni o enti del terzo settore (spesso da 25 a 50 euro a seduta).
  • Alcuni professionisti offrono sedute gratuite di conoscenza, o prime consulenze a prezzi agevolati.

È detraibile?

Sì, le spese sostenute per prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche sono detraibili dalle tasse nella dichiarazione dei redditi (fino al 19% di quanto speso).

Conoscere la parola d’ordine

In conclusione, la parola d’ordine è pazienza. Forzare una persona cara ad andare dallo psicologo raramente funziona; molto meglio è farle sentire che ci sei, senza se e senza ma, quando e se sarà pronta. Mantieni aperto il dialogo con incoraggiamenti gentili, sottolineando i suoi progressi e la tua preoccupazione in modo affettuoso, mai accusatorio. L’obiettivo è costruire un clima di fiducia: un rapporto solido ti metterà in una posizione migliore per parlare, al momento opportuno, dei possibili benefici di un aiuto professionale, mostrando come la terapia potrebbe aiutarla a stare meglio e a raggiungere i suoi obiettivi di vita. Fino ad allora, continua a esserci. Anche piccoli gesti come fare una passeggiata insieme, invitarla a svolgere un’attività piacevole o semplicemente ascoltare uno sfogo possono farla sentire meno sola nella sua lotta. Se un giorno deciderà di provare ad andare dallo psicologo, offriti di accompagnarla al primo appuntamento per darle sostegno e coraggio. E se invece dovrai aspettare, fallo sapendo che il tuo supporto costante – senza pressione e senza giudizio – è già di per sé un aiuto prezioso. Ognuno ha i propri tempi per accettare di farsi aiutare: rispettarli è una forma di amore e di rispetto. Con la tua comprensione e presenza, aumenti le probabilità che, quando sarà pronta, la persona cara trovi in te un alleato e non sentirà di affrontare il percorso terapeutico da sola. In definitiva, non mollare: la tua pazienza e vicinanza possono fare la differenza nel momento in cui deciderà di chiedere aiuto.

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